Attenzione e Consapevolezza: Comprendere la Differenza può Migliorare drasticamente la Tua pratica di meditazione

attenzione e consapevolezza: le differenze

Attenzione e consapevolezza sono due termini spesso usati in modo intercambiabile in contesti in cui si discute di meditazione.

Ma in realtà non sono la stessa cosa, e capirlo può aiutare la nostra pratica a raggiungere un altro livello.

Quando parlo delle differenze tra consapevolezza e attenzione con i miei studenti, di solito mi servo di un esempio che si presta benissimo a spiegare la differenza.

Immaginiamo di avere una torcia elettrica

L'area illuminata rappresenta la consapevolezza, mentre l'attenzione è il punto centrale del fascio di luce: l'oggetto su cui sto concentrando la mia attenzione.

Ad esempio, mentre scrivo questo articolo, la mia attenzione è diretta al monitor del computer, ma ciò non significa che manchi la consapevolezza della stanza che lo circonda.

Torcia: consapevolezza vs attenzione

Di solito una torcia elettrica può essere regolata in due modi. Nel primo caso, come nell'immagine sopra, possiamo regolarla per avere un fascio di luce ampio con un punto centrale illuminato un po' più intensamente.

Oppure possiamo regolarla per ottenere un fascio di luce molto più stretto, ma estremamente potente.

Nel primo caso, riuscirò a illuminare un'area ampia, e il punto centrale illuminerà in modo discreto il punto su cui sto puntando la torcia.

Nel secondo caso (immagine sotto), perderò la visione d'insieme, ma illuminerò perfettamente il punto su cui la torcia è focalizzata, riuscendo a cogliere molti più dettagli.

Ecco, la nostra consapevolezza e la nostra attenzione funzionano esattamente così: possiamo imparare a regolare l'ampiezza della nostra consapevolezza e, più la rendiamo ampia, più crescerà la nostra visione d'insieme. Tuttavia, questo comporterà il sacrificio dei dettagli di ciò che si trova al centro della consapevolezza: l'oggetto dell’attenzione.

Oppure possiamo direzionare la consapevolezza completamente verso un oggetto ben preciso, percepire molti più dettagli, ma perdere la visione d’insieme.

A cosa mi serve capire questa differenza?

Se stai cercando di coltivare consapevolezza, ad esempio usando la tecnica di Mahasi Noting/Labeling, che insegno nel mio corso introduttivo di Meditazione Vipassana, capire quando restringere e quando allargare la consapevolezza può aiutarti molto.

Ad esempio a inizio seduta, se la mente è agitata, cercare di restringere la consapevolezza su una sensazione specifica come il respiro alle narici o all’addome per un po’ può aiutarci a calmare l’agitazione.

Mentre invece mantenerla ampia (quando possibile) può aiutarci a non distrarci e cadere nei pensieri.

Perché?

Semplice, quando restringiamo troppo la nostra consapevolezza, perdiamo la visione d'insieme, e le distrazioni diventano più difficili da notare prima che diventino troppo forti.

Ad esempio, se un pensiero inizia a formarsi ma non lo percepiamo quando è ancora “piccolo”, inizierà a crescere in intensità sullo sfondo e, a un certo punto, sarà così forte da catturare la nostra attenzione, facendoci perdere nei pensieri.

Se invece manteniamo una consapevolezza ampia, anche mentre prestiamo attenzione ad altro, saremo in grado di notare qualcosa che si “muove” sullo sfondo, riconoscerlo prima che diventi una distrazione difficile da ignorare e quindi lasciarlo andare.

Questo ci permetterà di mantenere consapevolezza per periodi di tempo sempre più lunghi.

Come mettere in pratica

Se ti stai chiedendo come mettere in pratica quello che ho appena spiegato, provo a darti qualche spunto.

Gioca con l’attenzione

Un esercizio che puoi provare è portare la tua attenzione sulla punta del tuo indice destro. Appena senti di esserci riuscito, prova ad allargare la consapevolezza per includere l'intero braccio.

Sperimenta cambiando tra queste modalità e osserva se percepisci una differenza.

Riesci ad allargare la tua consapevolezza all'intero corpo? All'inizio potrebbe sembrare impossibile, ma anche se credi di non riuscirci, inizia le tue sessioni di meditazione con l'intento di mantenere una consapevolezza ampia.

Lascia che siano le sensazioni a “venire da te”

Un altro modo di approcciare questa pratica è lasciare che siano le sensazioni a “raggiungerti”, invece di “andare a cercarle”.

A volte, quando dobbiamo prestare attenzione al respiro, la mente può etichettare le sensazioni già presenti come “deboli”, e così ci sforziamo di sentirle “meglio”, restringendo quindi la nostra consapevolezza.

Possiamo accettare quella sensazione “debole” ed esserne consapevoli? Possiamo lasciare che sia la sensazione a “raggiungerci”?

Anche in questo caso, le istruzioni potrebbero non avere senso immediatamente, ma prova e vedrai che, con la pratica, tutto diventerà chiaro.


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